“L’India assale, prende alla gola, allo stomaco. L’unica cosa che non permette è di restarle indifferente”. Mutuando quanto affermato da Tiziano Terzani, ci tuffiamo nella variegata, variopinta, chiassosa realtà che è l’India. Più di trecento tipi di divinità venerate ed i loro relativi templi e luoghi di culto per oltre 1 miliardo e 200 milioni di abitanti, formano il cuore pulsante di quello che è uno dei continenti più popolosi della terra. Non è, infatti, inusuale incontrare qui le famiglie più numerose al mondo come, ad esempio, quella da guinnes dei primati di Ziona Chana, che vanta all’attivo 39 mogli, 94 figli, 14 nuore e ( ad oggi) 33 nipoti. Vivono tutti insieme, alla foggia del ”Più siamo e meglio stiamo”, in una casa di 100 stanze che dividono come meglio possono.
Ma proviamo ad addentrarci in questo continente ed a passeggiare come visitatori incuriositi tra le affollate vie delle città e dei villaggi. Veniamo immediatamente travolti dal brusio misto a vero e proprio chiasso generato da persone e mezzi di locomozione di ogni tipo: automobili, scooter con “a bordo”, talvolta, intere famiglie, poi carretti, biciclette, risciò-taxi spericolati su cui qualunque turista giurerebbe di stare per morire fino al momento in cui, giunto a destinazione, rimette i piedi a terra. Ancora carrozze con a bordo passeggeri, trainate da uomini che raramente indossano le scarpe e poi animali di ogni genere: cammelli, elefanti (anche imbellettati e colorati, come si usa in particolare nel Rajastan), mucche, capre, asini, galline, maiali e chi più ne ha, più ne metta. I segnali stradali sono scritti in quattro lingue: inglese, hindi, urdu e punjabi e vige la strampalata regola di suonare per accelerare e superare. Sui paraurti dei veicoli più grossi troneggia, infatti, la scritta “horn please” cioè “suona per favore”.
Agli angoli delle strade crocchi di persone intente a mangiare dalla medesima ciotola, altri che assolvono alle abluzioni quotidiane con tanto di secchio e sapone, donne colorate da stoffe sgargianti e bimbi saltellanti nella loro gioia pura, uomini che si tengono per mano o che usano andare in giro abbracciati in segno di grande amicizia e mentre noi, in Italia, ci affanniamo ad imparare l’ordine dei cestini per la raccolta differenziata dei rifiuti e cosa buttare e dove, in India si butta tutto a terra! Un mio amico racconta che, ad esempio, in treno l’alternativa sul come sbarazzarsi dei rifiuti è tra il buttarli sul pavimento o fuori dal finestrino.
C’è chi, tuttavia, giura di volerci vivere in questo surreale bailamme ed il motivo è presto spiegato: in India ancor prima che odori, colori, sapori, si percepisce umanità, spiritualità, una verità estrema sbattuta in faccia al visitatore che immediatamente scorge nella nudità di un popolo tra i più generosi sulla terra , la sua immensa regalità, a dispetto della condizione di grande degrado ambientale e povertà economica in cui è immerso.
Chiara Sallemi, volontaria di Marpu
*Con spunti da “lvewithoutshoes.com” e “raccontidiviaggio.it”.